I disturbi alimentari, o disturbi del comportamento alimentare, hanno una natura psicologica e psichiatrica, nonostante i casi più frequenti siano i cosiddetti “borderline“, oppure i sintomi sporadici.

In passato si pensava colpissero prevalentemente il sesso femminile, ma oggi sappiamo essere piuttosto diffusi anche tra i maschi. Le statistiche mostrano che le persone più soggette sono gli adolescenti o – per le donne – vicino all’età della menopausa; ma anche queste tendenze sembrano cambiare col passare del tempo e col perfezionamento diagnostico.

ANORESSIA

Il termine anoressia deriva dal greco (an- privativo e órexis ‘appetito’) e significa “assenza o marcata riduzione dell’appetito”.  L’anoressia è il più conosciuto tra i disturbi del comportamento alimentare ed ha i più alti tassi di mortalità tanto da renderla la seconda causa di morte tra gli adolescenti (La percentuale di decessi in un anno per anoressia si aggira tra il 5,86 e 6,2%, mentre per gli altri disturbi è tra 1,81 e 1,92%).

A volte questa malattia viene chiamata anche anoressia nervosa. L’aggettivo “nervosa” indica che i sintomi del disturbo sono di origine psicologica e non sono invece causa di altra patologia medica. Le persone affette da anoressia nervosa non lamentano quasi mai una perdita di appetito, al contrario, lo stimolo della fame si moltiplica con la riduzione dell’apporto calorico e con il conseguente dimagrimento.

Chi soffre di anoressia pertanto spesso presenta un perfezionismo esasperato detto anche “perfezionismo clinico” e il controllo sul corpo e sull’alimentazione diventa la preoccupazione principale, se non unica. Alcune parti del corpo (in particolare quelle considerate fobiche) vengono costantemente monitorate (il cosiddetto body checking) e sono generalmente percepite più grandi di come sono nella realtà. In alcuni casi invece pazienti in grave deperimento organico possono non manifestare alcuna preoccupazione per le proprie gravi condizioni fisiche. 

DIFFUSIONE

Il picco d’incidenza è tra i 15 e i 20 anni.  Intorno a quest’età, infatti, l’adolescente si trova a dover fronteggiare la sessualità e i cambiamenti del proprio corpo, volendo rincorrere gli ideali di bellezza della società, i quali  prevedono la concezione di un corpo magro e perfetto. 

La diffusione dell’anoressia sembra essere di gran lunga maggiore nei paesi industrializzati, nei quali vi è abbondanza di cibo e in cui viene enfatizzato il valore della magrezza. 

CAUSE

L’ingresso nell’anoressia nervosa avviene, quasi sempre, con l’inizio di una dieta, che sembra essere innocua ma che poi degenera. Le cause, non del tutto note, sono variabili in base al singolo individuo. Tuttavia si possono individuare alcune principali più ricorrenti, come:

  • Condizioni presenti nei familiari ( la presenza di un disturbo dell’alimentazione in uno dei genitori o tratti di personalità ossessiva e perfezionistici).
  • Esperienze precedenti l’esordio della psicopatologia (come problemi relazionali con i genitori, abusi sessuali, esperienze di derisione per il peso o la forma del corpo).
  • Caratteristiche individuali come bassa autostima, perfezionismo, ansia e disturbi d’ansia, ecc.

TIPOLOGIE 

  • Restrizioni: in cui la perdita di peso è ottenuta attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
  • Abbuffate/condotte di eliminazione: in cui la persona presenta ricorrenti episodi di abbuffate di cibo o condotte di eliminazione ( vomito autoindotto, lassativi, diuretici …).

SINTOMI:

SINTOMI FISICI 

  • Intolleranza al freddo
  • Letargia o eccesso di energia
  • Secchezza della cute
  • Unghie fragili
  • Disfunzioni ormonali
  • Bradicardia
  • Lanugo (soffice peluria)
  • Problemi gastrointestinali
  • Riduzione della temperatura corporea
  • Riduzione della pressione arteriosa
  • Debolezza muscolare con riduzione della massa magra

SINTOMI COGNITIVI

  • Paura di ingrassare 
  • Restrizione alimentare
  • Esercizio fisico eccessivo
  • Disturbi nella relazione con il proprio corpo
  • Bassa autostima
  • Pensiero rigido (controllo del cibo)
  • Deficit nel riconoscimento delle emozioni
  • Deficit cognitivi ( calo dell’attenzione, concentrazione e memoria )

CURE/ RICOVERO 

La cura dell’anoressia andrebbe condotta idealmente a livello ambulatoriale. Questa condizione non sempre è però possibile ed è indicata solo per le pazienti con alcune caratteristiche:

  • BMI non inferiore a 15
  • assenza di complicazioni mediche
  • reale motivazione al cambiamento
  • presenza di un ambiente familiare favorevole

In caso contrario, potrebbe essere opportuno un intervento ospedaliero specializzato. Il ricovero per anoressia nervosa avviene in situazioni di particolare gravità che necessitano di un ambiente protetto e di un percorso di cura quotidiano ed intensivo. L’anoressia nervosa è una malattia grave e potenzialmente mortale. La morte può sopravvenire a causa dei gravi squilibri che la denutrizione comporta nell’organismo oppure per suicidio.

Tuttavia tutti i trattamenti di comprovata efficacia per l’anoressia nervosa sono di natura psicologica. Allo stato attuale, le ricerche mostrano come la terapia cognitivo comportamentale CBT-E rappresenti la miglior scelta terapeutica per i disturbi dell’alimentazione. Il trattamento prevede 3 passi:

  1. Aiutare le persone ad affrontare il loro problema alimentare, cioè prepararle ad un cambiamento attivo.
  2. Aiutare la persona con anoressia a raggiungere un peso salutare basso (BMI tra 19 e 20) e affrontare la psicopatologia, lavorando sul riconoscimento di stati mentali problematici al fine di evitare passi indietro. 
  3. Infine affrontare le preoccupazioni legate alla fine del trattamento e alla prevenzione dei rischi di ricaduta.

Gli studi farmacologici sono scarsi e non dimostrano un benefico effetto dei farmaci sul disturbo. L‘approccio più ragionevole è quello di non utilizzare alcun farmaco nella fase acuta di perdita di peso. 

Se tuttavia, dopo il raggiungimento di un adeguato peso corporeo, la depressione permane, può essere utile l’uso di antidepressivi. Occasionalmente si possono utilizzare degli ansiolitici,assunti prima dei pasti. In casi più gravi viene fatto uso di antipsicotici.

BULIMIA

Il termine bulimia nervosa deriva da due parole greche che sono bous (che significa bue) e limos (fame), quindi bulimia significa “avere una fame da bue”. L’aggettivo “nervosa” indica che i sintomi del disturbo sono di origine psicologica e non sono invece causa di altra patologia medica.

Rispetto all’anoressia che è caratterizzata da un peso al di sotto della norma, nella bulimia nervosa possiamo trovare pazienti in sottopeso, normopeso o anche in sovrappeso. 

CAUSE

Non esistono quindi cause certe ma predisposizioni, fattori di rischio e cause precipitanti; non è possibile stabilire con certezza cosa porti a sviluppare il disturbo e cosa invece no. Tra le principali cause e fattori di rischio troviamo:

  • Difficoltà nella gestione delle emozioni dolorose
  • Convinzione che l’aspetto fisico sia fondamentale
  • Atteggiamenti genitoriali ipercritici
  • Oscillazione tra comportamenti impulsivi e comportamenti ossessivi, eccessivo perfezionismo
  • Difficoltà di comunicazione
  • Eventi traumatici, solitudine, violenze fisiche e/o psicologiche
  • Scarsa autostima, insoddisfazione per il proprio corpo fino ad un vero e proprio disturbo dell’immagine corporea.

A volte può capitare che, prima dell’esordio della bulimia nervosa, ci sia una fase di anoressia. Nello specifico, dopo una prima fase di restrizione e dieta ferrea, l’ipercontrollo sul peso e sulla propria fame diventa impossibile da mantenere. Questo innesca il primo episodio di abbuffata che poi determina il concatenarsi di episodi bulimici.

SINTOMI 

I principali sintomi della bulimia nervosa sono, come già anticipato, le abbuffate compulsive e le condotte di compenso. In genere, durante un’abbuffata, le quantità di cibo ingerite sono molto alte. studi più recenti hanno stimato che, chi soffre di bulimia nervosa, può arrivare a ingerire fino a 15.000 calorie durante un’unica abbuffata in poco meno di due ore.

Dopo l’abbuffata la grande quantità di cibo ingerita provoca sintomi particolarmente sgradevoli. Lo stomaco si allarga e si distende provocando un senso di eccessivo riempimento e di dolore. Inoltre la paura di ingrassare, la vergogna e il senso di colpa prendono il sopravvento portando la persona a vomitare il cibo appena ingerito. L’eliminazione del cibo attraverso il vomito provoca una riduzione del senso di malessere che rafforza il disturbo alimentare.

Il vomito, seguito da altri comportamenti sintomatici come dieta ferrea, iperattività e uso di lassativi, riacutizza il senso della fame che porta a rimettere in atto un’altra abbuffata. Altro sintomo peculiare è la fame nervosa della bulimia nervosa. Spesso infatti la fame fisiologica viene sostituita da quella psicologica, una fame nervosa di origine psicogena, spesso legata più al tentativo di controllare le emozioni negative piuttosto che ad un bisogno fisiologico reale. Questo insieme di sintomi crea un circolo vizioso (abbuffate/condotte di compenso) che si ripropone costantemente ed è l’aspetto centrale del comportamento alimentare della bulimia nervosa.

CONSEGUENZE 

Le conseguenze della bulimia nervosa riguardano sia la sfera sociale e relazionale che quella personale e più prettamente medica. La patologica attenzione al cibo, al peso corporeo e alle sue forme, riduce gli interessi e le attività, alimenta scarsa autostima e altera lo sviluppo sano della personalità. Inoltre l’utilizzo del vomito autoindotto o l’abuso di lassativi e diuretici può avere conseguenze molto gravi per l’organismo. Le principali conseguenze della bulimia nervosa sull’organismo sono:

  • costante fluttuazione del peso corporeo, ovvero dei cambi frequenti di peso.
  • squilibri elettrolitici che possono portare ad aritmie cardiache, arresto cardiaco e anche alla morte.
  • vasi sanguigni rotti negli occhi.
  • ghiandole ingrossate nel collo e sotto la mascella.
  • traumi nella cavità orale, come tagli nella linea della bocca e nella gola.
  • cronica disidratazione.
  • infiammazione dell’esofago.  
  • reflusso gastrico cronico dopo aver mangiato o ulcere peptiche.
  • infertilità.

Le conseguenze della bulimia nervosa sono direttamente correlate alla gravità del disturbo. La gravità, stimata dalla frequenza settimanale di episodi bulimici, aumenta con l’aumentare degli episodi abbuffata/condotte di compenso. Con l’aumentare della frequenza aumentano e si aggravano sia i danni fisici che le complicazioni di natura psicologica. Interrompere i circoli viziosi della bulimia è il primo passo per poter iniziare un percorso di trattamento ed evitare conseguenze gravi e potenzialmente letali.

Gli individui con bulimia nervosa tipicamente si vergognano dei loro problemi con l’alimentazione e tentano di nascondere i sintomi. 

TRATTAMENTI

Nella cura per la bulimia nervosa si fa utilizzo sia di trattamenti farmacologici che di trattamenti psicoterapeutici e riabilitativi.

Gli studi dimostrano che i farmaci antidepressivi aiutano nella cura della bulimia, in particolare con il cambiamento dell’umore, con la depressione e con la riduzione delle abbuffate.

Oltre alla terapia farmacologica, sono di fondamentale importanza i percorsi terapeutici e riabilitativi.

Il ricovero per la bulimia nervoso è consigliato quando i sintomi diventano gravi e aumenta la frequenza delle abbuffate. Nelle prime fasi di ricovero l’aspetto centrale è il ripristino di una condotta alimentare sana attraverso attività terapeutiche individuali e di gruppo per affrontare e riconoscere le cause psicologiche che sostengono il disturbo.

Le cure avvengono di solito in un regime ambulatoriale o in alcuni casi di ricovero ospedaliero e si concentrano su diversi aspetti tra cui:

  • disagi psicologici profondi e sottostanti il ​​disturbo.
  • il riconoscimento della fama fisiologica da quella “psicologica” (o nervosa)
  • una migliore gestione delle proprie emozioni.
  • il ripristino di una condotta alimentare sana (eliminando così il ciclo “abbuffate / condotte di compenso”).

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